domenica 17 luglio 2011

Guido, il suonatore Jones e la lumaca di Trilussa


Si è portati a credere che tutto il bagaglio di conoscenza e di esperienza accumulato negli anni servirà, prima o poi, a qualcosa. Come se, a un certo punto, ci si fermasse e si aprisse lo scrigno dei talenti. Ed è probabilmente così, anche quando si finisce con il fare cose lontanissime dai sogni e dalle aspettative personali. Una maturità affascinante, ma terribile nello stesso tempo. Occorre anzitutto fare i conti con la realtà, con i bisogni materiali che l’irresponsabilità dei venti anni non fa avvertire pienamente.
Ci sono affetti che invecchiano e volti che sfumano, come i titoli di coda di un film che non si rivedrà mai più. Persone che spariscono dal nostro orizzonte quotidiano, con le quali occorre risintonizzare la frequenza perché un rapporto può mutare. Non necessariamente in peggio o in meglio. Si è semplicemente diversi, perché – ha detto qualcuno – soltanto gli stupidi non cambiano mai.
Certo, tutto dipende dal punto in cui si posiziona la macchina da presa. Se uno pensa che avrebbe potuto salutare tutti a 26 anni, ogni calendario nuovo attaccato al muro rappresenta un bottino mica male, un bonus di 365 giorni da sfruttare fino all’ultimo secondo. Meglio che comprare una vocale al gioco La ruota della fortuna.
C’è molto di casuale, in origine. Dopo però subentra la volontà dell’uomo. Niente accade per caso o perché così è stato scritto da un’ignota mano in qualche libro imperscrutabile. Non c’è un fabbro che fa il lavoro per gli altri, siamo noi gli artigiani del nostro destino. Per cui, si capita in un posto, piuttosto che in un altro, e si fa il proprio tragitto, lungo o breve che sia. In realtà brevissimo rispetto alla storia dell’Universo. Né più, né meno di ciò che è già successo a miliardi di esseri umani e che capiterà ad altrettanti.
La lumachella della vanagloria resa immortale dai versi di Trilussa, guardando la bava che lasciava dietro di sé, si era convinta che avrebbe lasciato “un’impronta nella storia”. Ma non tutti sono così presuntuosi. Per lo più, ci si accontenta di essere un passante tra i tanti. Come nei fotogrammi accelerati di certe scene caratterizzate da una folla indistinta che va avanti e indietro senza un apparente scopo. È una possibilità da mettere in conto.
Soltanto il suonatore Jones è morto senza avere “nemmeno un rimpianto”. C’è chi ne ha tanti, chi uno soltanto grandissimo e inconfessabile. Chi ha subito ingiustizie e chi ne ha commesse. Chi, quando sbaglia, paga senza elemosinare lo sconto. Chi non è un santo, né aspira alla santità. Gli basta stare a posto con la sua coscienza. Impresa a volte non semplicissima.
In una delle scene più celebri di quel capolavoro assoluto del cinema che è l’autobiografico Otto e ½, l’intellettuale in crisi Guido, interpretato da Marcello Mastroianni, straordinario alter ego del regista Federico Fellini, riceve in risposta dal cardinale al quale aveva confidato la sua inquietudine esistenziale (“Eminenza, io non sono felice”) due interrogativi agghiaccianti: “Perché dovrebbe essere felice? Chi le ha detto che si viene al mondo per essere felici?”. Già. Ineccepibile.

3 commenti:

Cirano ha detto...

chi vive i nostri valori e segue le nostre idee è sempre insoddisfatto e infelice....ma si vive così e si lotta perchè non se ne può fare a meno.

Carmen ha detto...

La felicità è qualcosa di effimero e una volta raggiunta svanisce perché si sposta 100 passi più avanti, verso l'obiettivo successivo. Inutile stare a pensarci troppo, inutile chiedersi "dottore che sintomi ha la felicità?": non avremo mai il tempo necessario per capirlo... Intanto però l'uomo ha bisogno di cercarla, ha bisogno di un sostegno divino, ha bisogno di convincersi che la vita non è solo una corsa a ostacoli verso la morte. "Voglio trovare un senso a questa vita" e qualcosa che la spiega ci deve essere. Nessuno ha detto che l'uomo deve essere felice per forza, ma nemmeno che non deve. "Ci vuole tanto, troppo coraggio" e non bisogna lasciarsi andare, non bisogna cedere, bisogna insistere fino allo stremo delle forze. Non sono una fatalista, ma mi piace pensare che a lungo andare la vita funzioni con il principio dell' "a buon rendere". E' ciclica e prima o poi la ruota gira per tutti.

Anonimo ha detto...

Sicuramente niente succede a caso... io penso che per ognuno di noi un po' di storia sia abbozzata, poi tocca a noi rifinirla.
Di una cosa però sono sicura l'uomo non è una monade e la felicità non esiste se ci si limita a guardare il nostro orizzonte. Nella mia vita ho avuto un momento molto buio, ho toccato veramente il fondo, ma poi la luce ha fatto irruzione prepotentemente nella mia storia.
Non posso dire di essere completamente felice, anzi tante e tante cose mi fanno star male, ma ce ne sono anche tante altre, molto piccole, che mi danno una gioia immensa.
Queste cose nascono da me ma non sono me, sono i miei figli.
Per loro ha senso ogni giorno che nasce, il tempo che scorre non è più una perdita, ma qualcosa che si aggiunge, per loro ha senso ogni successo, per loro ha senso ogni conquista, grazie a loro la vita ha senso anche nelle sconfitte.
é vero... dei volti scompaiono, i rapporti cambiano... molti dei nostri sogni rimangono chiusi in un cassetto e si ha anche paura di andare ad aprirlo... ma la Vita prosegue il suo corso... e quanta Vita... e quanto Amore!