mercoledì 7 novembre 2012

L'ultima lezione



Ho sempre immaginato gli intellettuali come tanti Pollicino, le tasche piene di sassolini da seminare lungo il cammino, a beneficio di chi verrà dopo. Un’indicazione, un segnale che aiuti l’altro ad orientarsi o anche soltanto serva da conforto quando la solitudine del pensiero stringe il petto: “sì, sei sulla strada giusta”.
Il professore Rosario Monterosso è uno che di sassolini ne ha lasciati parecchi, ovunque e in ogni momento. Chi ha avuto il privilegio di essere suo alunno, suo amico, o entrambe le cose, ora non può che avvertire smarrimento. Ci ha lasciato in punta di piedi, con uno stile che abbiamo apprezzato anche quando ci è costata dolore la sua decisione di chiudere con il mondo, nel momento in cui tutto era diventato ineluttabile.
Sant’Eufemia era il suo secondo paese e il liceo scientifico “E. Fermi” la sua seconda casa. Stamattina, nella casella di posta elettronica, ho trovato una email: “Penso che il nostro liceo sia stato il luogo che lui ha maggiormente amato, insieme alla sua incredibile biblioteca e al suo orticello”. Dalla notizia della sua morte è un continuo telefonare, chiedere, esprimere tristezza tra noi ex alunni. Questa è la sua eredità: altri sassolini.
I ricordi si accavallano, come in un puzzle di sentimenti che vorrebbe tradurre lo stato d’animo in immagini e parole. Sono in difficoltà. Per me Rosario Monterosso è stato molto di più che il mio professore di storia e filosofia negli anni del liceo. La presentazione del mio libro su Sant’Eufemia mi diede l’occasione di riconoscere pubblicamente il debito che avevo (ed ho) nei suoi confronti. Per avermi fatto innamorare delle discipline storiche, per avere rappresentato, con il suo esempio di vita, di impegno civile e sociale un modello positivo. Anche in quella occasione fu generoso, con la sua presenza dietro al tavolo degli oratori e con le parole della sua relazione. Così com’è stato sempre presente, ogni volta che qualcuno a Sant’Eufemia ha organizzato un evento culturale e ha chiesto il suo autorevole contributo. Credo sia stato questo il tratto distintivo della sua personalità. Sul piano intellettuale, la brillantezza del pensiero, quel suo sapere tradurre la complessità del ragionamento in chiarezza espositiva. Dopo, tutto appariva più limpido, come se una luce avesse illuminato la stanza buia.
La sua biblioteca è stata la biblioteca dei suoi alunni. I primi prestiti, per me, furono “Dei doveri dell’Uomo” di Giuseppe Mazzini e “Lettere dal carcere” di Antonio Gramsci. E poi i dissidenti russi: Solgenitsin, Sacharov, Salamov. Devo a lui l’amore per Leonardo Sciascia e per Italo Calvino. Devo a lui suggerimenti preziosi e molti testi utilizzati nelle mie ricerche e pubblicazioni.
Devo a lui l’insegnamento che non bisogna mai fermarsi all’apparenza delle cose, ma scavare con certosina pazienza nella realtà che ci circonda, nell’oggetto del nostro studio, nella nostra anima e in quella degli altri.
Di sinistra, ma di una sinistra che non può albergare in nessun partito quando l’etica viene mortificata dalla prosaica gestione del potere. Una vicenda che partiva da lontano, dal lamento di Ignazio Silone, “socialista senza partito e cristiano senza chiesa”.
Con il professore Monterosso spesso “scandagliavamo” l’attualità politica ed era per me consolante constatare che molte idee collimavano. “Il posto del partito socialista è a sinistra”, concordammo nel momento dell’ubriacatura forzista di tanti compagni, nonostante avessimo bene in mente che molti dei carnefici di quell’esperienza fossero a sinistra. In quella sinistra che era stata sconfitta dalla storia e che, appunto per questo, riconfermava la validità del concetto pertiniano di libertà e giustizia sociale: “libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà”.
Ho ammirato la sua decisione di candidarsi a sindaco di Bagnara, nonostante egli per primo fosse consapevole di essere l’agnello sacrificale di una sinistra votata alla sconfitta. La vita è fatta anche di esempi da dare al prossimo: “ci sono quelli che prendono il 70% dei voti, ma ci siamo anche noi che non ci omologheremo mai a un sistema di potere che condanniamo. Abbiamo il dovere morale di testimoniare la possibilità di un altro destino”. Questo il senso della sua scelta. Ancora sassolini, ancora un’altra lezione. Da mandare a memoria come l’ultima, di questi mesi, in realtà il filo conduttore di tutta la sua esistenza. Una dichiarazione d’amore per moglie e figli, bellissima nella sua tragicità.
Da oggi, siamo tutti un po’ più soli.

20 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi manchera' oltre la saggezza, anche l'ironia, pungente ma allo stesso tempo sottile, pacata, educata.

Terzo liceo, primo incontro scuola-famiglia. Il professore Monterosso, rivolgendosi a mia madre, sommo' cosi'il mio rendimento:

"Si', signora, il ragazzo e' intelligente, ma cosa vuole che importi a Mario dei pre-socratici? Niente!"

Monterosso era un genio. Col sennp di poi e a quasi 20 anni di distanza, avrei dovuto chiedere di piu', molto di piu'.

Mario

Anonimo ha detto...

La cosa che io ricordo con più piacere sono i suoi memorabili cazziatoni, vere e proprie lezioni di vita. Ne ricordo in particolare uno in cui, citando proprio Sciascia, ci etichettò come "quaquaraquà", spiegando che era ancora lunga per noi la strada per diventare uomini. Quanto aveva ragione...
Mario 2

Anonimo ha detto...

Hai ragione caro domenik ... Un vero esempio di grande uomo innamorato della sua " storia e filosofia " ... Io non ero uno dei suoi grandi alunni studiosi... Ma mi gli ero molto simpatico... Specialmente negli ultimi anni quando Ci vedevamo e gli Presentavo un figlio... E mi diceva simpaticamente... " e' basta " con il suo dolce e affettuoso sorriso che lo contraddistingueva ... Mi mancherai caro prof.... Vince

Anonimo ha detto...

Se il vero compito di un in-segnante è quello di segnare, di lasciare un segno nell'anima dell'alunno, il segno lasciato dal prof. Monterosso nella mia vita è indelebile. Sento il doveroso bisogno di ringraziarLo per la passione, la sicurezza e l'onestà con cui mi ha trasmesso l'amore per il sapere, ma, soprattutto, per essere stato un grande maestro di vita e affettuoso punto di riferimento in un momento particolare della mia vita.
Ciao Professore,
Rossella Morabito

francesco luppino ha detto...

non potro' mai dimenticare la grande emozione, insolitamente palese ed evidentissima, con cui e' intervenuto in occasione della presentazione del libro del prof. Idotta, manifestando la gioia di rivedere tanti suoi ex alunni ed i traguardi familiari e professionali da loro raggiunti.
Caro prof.,sia io che Beatrice siamo molto orgoglioso di averla avuta come prof. e di aver voluto e potuto anche dopo la fine della scuola condividere tanti altri momenti insieme, a cominciare dal nostro matrimonio fino alle tante iniziative del Terzo Millennio. Le persone comeMonterosso sono destinate a lasciare segni indelebili in chi ha avuto la fortuna di conoscerle. francesco luppino

francesco ha detto...

Pronuncia sempre con riverenza questo nome – maestro – che dopo quello di padre, è il più nobile, il più dolce nome che possa dare un uomo a un altro uomo.

Edmondo De Amicis, Cuore, 1888

Al professore Monterosso, che maestro lo è stato davvero...

Cirano ha detto...

un maestro che ho conosciuto purtroppo tardi e con il quale ho avuto modo di confrontarmi poco purtroppo.
Pur non essendone natio, da insegnante a Cittanova ne sposò la causa in un momento difficile vivendo in paese per oltre tre lustri.

pasquale ha detto...

Caro Prof. non ho mai commentato un tuo articolo, spesso per superficialità o per mancanza di tempo e alcune volte per scarsa affinità con lo strumento elettronico non sono riuscito a postare quanto scritto. Ma stavolta è diverso. Non me ne volere. Ci sono persone che lasciano il segno e che non si dimenticano mai. Vorrei dire mille cose nel giorno dei funerali del caro Professore Monterosso ma il colpo è ancora troppo vicino, troppo forte ed inaspettato per riuscire a descriverlo e forse non è neanche bello pronunciare sempre i soliti discorsi commemorativi quando qualcuno viene a mancare. Monterosso è stato per noi “semplicemente” un esempio di vita ed un punto fermo anche ben oltre la carriera scolastica. Mi mancheranno il suo “dire e non dire”, i suoi silenzi carichi di attesa ed i suoi sorrisi rugosi. Era spesso enigmatico “Saro” e forse anche per questo ha affascinato me come generazioni di suoi alunni. C’era qualcosa in più in lui oltre la sua sconfinata cultura storica ed il suo modo unico di insegnare che ci stregava. Ci è entrato nel cuore come nessun altro. La lezione che più di tutte ricordo ed alla quale spesso ripenso è quella sulla sua vita. Sulle sue importanti scelte di vita. Quella felice di un uomo di grandissima cultura e di talento che, in questa società fatta di arrivismo e di vanità, ha deciso di non fare “strada” con l’insegnamento. Che ha scelto di non intraprendere la carriera universitaria - che grande Professore sarebbe stato anche lì! – pur avendone ampiamente le capacità e la possibilità. Che ha deciso di dedicare la sua vita alla famiglia, al sapere, all'impegno sociale ed al suo mitico orticello. Molti non capivano il perché di quella sua passione per la terra. Io credo che quella fosse invece l’essenza del suo essere, la caratteristica di un grande uomo che aveva capito quanto sia importante guardare il mondo con semplicità e vivere la vita dedicandosi alle cose che contano veramente. I suoi alunni facevano parte di tutto questo. Abbiamo avuto l’onore ed il privilegio di essere suoi allievi. Gli allievi di un grande Professore, di “uno dei nostri”.
Grazie di tutto caro Professore, ci mancherete.

Francesco Luppino ha detto...

Caro Dominic, penso che non poteva esserci persona più idonea di te a rappresentare pubblicamente gli ex alunni del professore Monterosso e ad esprimere, con la chiarezza e l'efficacia che sono proprie del tuo modo di scrivere, il pensiero e i sentimenti di tutti noi che eravamo in chiesa a dare l'ultimo saluto al nostro "maestro"!

Domenico ha detto...

grazie, ma quanta fatica...

Domenico ha detto...

Pasquale ha sottolineato un aspetto importanti della sua personalità che spiega molte cose: la sua decisione di "accontentarsi" e rinunciare alla carriera universitaria. La scelta di vita di un uomo che aveva una sua scala di valori, che nel rapporto con la famiglia, la scuola e il suo hobby preferito aveva trovato la piena realizzazione. Non gli è servita la cattedra universitaria: la sua autorevolezza è stata riconosciuta da tutti.
Io spero che qualcuno scovi le tante "pepite" che certamente ha lasciato tra le sue carte (discorsi, relazioni, conferenze): avremo ancora molto da imparare.
E comunque, sì: mancherà anche a me il suo "sorriso rugoso".

Anonimo ha detto...

Alla fine del funerale non ti ho visto. Non voglio complimentarmi solo per le belle parole, giuste, azzeccate, affettuose, suggestive, emozionanti... No, non voglio fare solo questo, voglio ringraziarti per essere riuscito a trasmettere (seppur limitatamente al tempo e alla situazione) quello che e' stato e ha rappresentato per noi il prof. Monterosso. Di certo il vuoto che ha lasciato e' veramente grande.
Rossella Morabito

Domenico ha detto...

Grazie Rossella, avremo ancora modo di utilizzare la lezione del professore, ne sono certo

Tiziana ha detto...

Ciao Domenic, ti leggo sempre ma non commento mai i tuoi articoli che mi fanno sempre compagnia a tarda sera... Ieri alle 14 mi hanno detto della morte del Professore Monterosso e, non potendo andare al suo funerale che sarebbe stato alle 15, la prima cosa che mi è venuta in mente di fare è stata aprire il tuo blog. Sapevo ci sarebbe stato qualche tuo articolo pronto a ricordare la grande persona che è stata il prof.Monterosso. E'stato consolatorio e commuovente leggere quello che altri alunni come me stavano provando: smarrimento e tristezza ma anche grande orgoglio per averlo conosciuto. Io e la mia classe siamo stati l'ultimo "quinto" seguito dal prof., insieme a noi anche lui salutò il liceo nel 2002 e rocordo che quell'anno ci portò perfino in gita con la moglie!Come dimenticarcelo in discoteca in Toscana! Scherzo. Da allora lo incontravo a Pellegrina sulla stradina accanto casa sua e anche se ero sempre in ritardo non riuscivo a non fermarmi a salutarlo. Solo ieri ho capito perchè ultimamente non l'ho più incontrato fuori. Scrivo (come tutti) con le lacrime agli occhi non per elogiarlo ma per salutarlo per l'ultima volta. Io che sono adesso un'insegnante capisco cosa sia la professione del Maestro, una vera missione di vita, insegnava per piacere e per farci piacere ciò che lui sapeva che ci avrebbe fatti maturare. A me la politica non è mai piaciuta, ma la storia raccontata come fosse un romanzo epico quella sì che mi piaceva!I personaggi sembravano eroi e antieroi e le battaglie, le azioni militari, meglio di un film!Ricordo che si sedeva in mezzo a noi su una sediolina come la nostra e non dietro la cattedra "trono" di tutti i burberi insegnanti. Ci faceva capire che era uno di noi, che stava dalla nostra parte e che quell'energia che solo i ragazzi possiedono doveva essere incanalata e sfruttata per fare "cose buone" e non stupidaggini. Lui quell'energia non l'aveva persa, anzi si accendeva come una scintilla ogni volta che doveva narrare un nuovo evento della storia. E'stato un onore conoscerlo e spero di avere in futuro anche solo l'1% della pazienza, dell'umiltà e della passione che lui aveva nell'insegnare. L'insegnamento è una missione. Oggi direi: "ben fatto Professore!Ci mancherà!La saluto per l'ultima volta..."
Tizy

Domenico ha detto...

Ciao Tiziana, oggi siamo ritornati con Pasquale per stare un po' di più con la famiglia. La moglie e i figli ci hanno raccontato di come il professore parlava di Sant'Eufemia e di noi. Sono quelle cose che scaldano il cuore, le poche che contano davvero nella vita

Antonella ha detto...

Anche io qui, tra coloro che spesso leggono in silenzio, ma stavolta sentono il bisogno di dire grazie a voce alta. E' proprio vero, quanti sassolini lasciati dal Professore Monterosso, mi sembra incredibile pensare che adesso non ci sia più. Io, come molti, l'ho conosciuto al liceo. Me lo ricordo ancora: era bello ritrovarsi li, tra i banchi di scuola, ad ascoltare Monterosso che raccontava di storia e filosofia con l'entusiasmo di un ragazzino e la saggezza di un grande professore del mondo. Ogni lezione si trasformava in dibattito e lui, instancabile, era sempre pronto a stimolare la nostra curiosità con una nuova domanda, sempre pronto ad aggiungere un dettaglio che potesse arricchire la nostra cultura. E poi l'ironia, e!ra unico! Ci vedo tutti qui a ricordarlo e penso che difficilmente un professore riesca ad entrare così nel cuore degli alunni. Non saprei dire se per il suo amore verso la cultura, per la sua onestà intellettuale, per la sincerità dei suoi consigli o per l'umiltà delle sue azioni. Probabilmente per tutte queste cose messe insieme, perché sembrava quasi semplice crescere con un esempio così reale di onestà ed umiltà , e non è poco per dei ragazzi diciassettenni di un piccolo paese del Sud-Italia come il nostro. Gli anni del liceo sono unici, rappresentano il primo approccio all'età matura, creano le nostre radici e spesso influenzano le nostre convinzioni future. Lui lo sapeva bene e più di ogni altra cosa sapeva insegnarci il valore delle idee. Conoscere una persona così ti fa davvero credere in un mondo migliore, forse, tra tutti, è questo il mio grazie più grande.
Quanta tristezza. Mi sarebbe piaciuto poter raccogliere tanti altri sassolini.."Un'altra prova" avrebbe detto lui, e poi sorridendo avrebbe trovato il modo di trasformarla ancora una volta in una nuova lezione da imparare..Ciao Prof, ci mancherete tanto!
Antonella

Nella Crosiglia ha detto...

E'sempre raro ed emozionante sentire parole e ricordi così intensi per un nostro insegnante , che ci ha lasciato un fardello di "sassolini" talmente leggero da poter portare sempre con noi!

Luis ha detto...

Come praticamente tutti i suoi alunni, devo molto al prof. Monterosso. Facevo parte del tipo di studente ”è intelligente ma non si applica”. Il prof. Monterosso mi fece capire quanto inadeguata fosse quell’etichetta, addosso a chiunque. Grazie a lui capii che ero semplicemente un adolescente intrappolato, invischiato in passioni troppo grandi per la mia relativa esperienza di uomo appena abbozzato.
Mi fece innamorare della letteratura mitteleuropea e russa, mi fece scoprire la potenza degli scritti di quel genio in bilico sull’orlo del precipizio esistenziale che è Emile Cioran, cambiando la mia vita per sempre. Ammetto senza vergogna che se qualche pregio ho, è grazie al prof. Monterosso. Tra i tanti insegnamenti ne cito uno solo, che a tutta prima potrà apparire banale ma che per me è diventato un principio di vita intoccabile. Non ricordo più per quale motivo mi aspettasse, ma io arrivai in ritardo. Non con saccenteria, non con superiorità, ma con un sorriso carico di tutto il suo disarmante spirito, mi fulminò dicendomi: “Arrivare in ritardo significa arrogarsi il diritto di decidere il tempo degli altri.” Talmente deflagrante che non ebbi mai il coraggio di chiedere se stava citando o era una frase sua. Perché, alla fine, era importante? No, poiché era sua nei termini in cui veniva posta. Non “prendersi la libertà”. “Arrogarsi”. Grazie all’uomo, non al professore, capii che l’arroganza è un marchio d’infamia.
Rosario Monterosso era un uomo. Citando un film di Sergio Leone, “una razza vecchia.”

francesco ha detto...

Adesso occorre non dimenticare il profesore Monterosso: sarebbe bello istituire un premio che coinvolga i ragazzi dei licei, chiedendo il sostegno del comune e delle associazioni culturali esisteti sul territorio.

francesco luppino ha detto...

caro francesco e' proprio questa una delle iniziative di cui ti accennavo oggi al telefono e per cui ho chiesto di incontrarci. mercoledì approfondiremo l'argomento così come ho già fatto con qualcuno e contavo di fare nei prossimi giorni con dominic e altri.