mercoledì 23 gennaio 2013

Nessuno è profeta in patria: Nino Zucco

Confesso che fino a un paio d’anni fa non sapevo chi fosse Nino Zucco (Sant’Eufemia, 1910 – Roma, 1987). Nessuno me ne aveva parlato e trovare i suoi libri è lavoro da segugi. Nella biblioteca comunale, aperta al pubblico da non più di dieci anni, credo se ne trovi uno solo: per gli altri, occorre rivolgersi altrove (Palmi, Polistena).
Trasferitosi a Genova a diciassette anni, Zucco lavorò come ebanista in una fabbrica di mobili e studiò da autodidatta. Dopo il servizio militare fece ritorno in Calabria, quindi ripartì alla volta di Roma, dove conseguì gli studi classici ed entrò in contatto con i massimi esponenti della cultura calabrese nella capitale: Leonida Repaci, Corrado Alvaro, Raul Maria De Angelis. Frequentò lo studio dello scultore Alessandro Monteleone e quello dello scultore e filosofo Michele Guerrisi, che commemorò in uno scritto del 1977 (Michele Guerrisi. Scultore, pittore e filosofo). Incontri (1978) è invece il quadro nitido del fermento culturale al quale Zucco partecipò e contiene i “ritratti” di importanti personalità calabresi, italiane e straniere conosciute a Roma: Leonard Bernstein, Salvator Dalì, Francesco Perri, Antonio Piromalli, Leopoldo Trieste, John Steinbeck e Domenico Rea, giusto per fare qualche nome. L’incontro più importante della vita di Zucco fu però quello con Francesco Cilea, che ritrasse al pianoforte in un celebre dipinto e del cui volto realizzò il calco in cera sul letto di morte (Francesco Cilea. Ricordi e confidenze, l’affettuoso e devoto ricordo edito nel 1981).
Zucco fu artista e intellettuale eclettico: giornalista, scrittore, pittore, scultore. Docente in diversi licei artistici (tra i quali il “Mattia Preti” di Reggio Calabria), ricoprì anche la cattedra di scultura all’Accademia di Belle Arti reggina. Realizzò bassorilievi in bronzo per la chiesa di San Sperato a Reggio Calabria e per il cimitero di Francavilla Marittima. Fu corrispondente per la “Gazzetta di Messina” e collaboratore per “La Voce di Calabria”, “Il Progresso Italo-Americano”, “Giustizia”, “Tribuna del Mezzogiorno”, “Airone”, “Auditorium”, “Nosside”, “Nuova Calabria”. Partecipò a importanti mostre: la “VII Quadriennale nazionale romana d’arte”, “L’arte nel Mezzogiorno d’Italia”, il premio nazionale di pittura “Marzotto”, la “Mostra d’Oltremare” di Napoli, il premio nazionale di pittura “Villa San Giovanni” e tante altre rassegne nazionali e internazionali. Il critico Arrigo Benedetti definì il suo libro di racconti Fuoco a Diambra (1956) “un tipico e genuino esempio di narrativa moderna”, mentre Domenico Zappone, recensendo I racconti di Mistra (1977), considerò: “c’è materia per un affresco grandioso degno di un grandissimo artista”.
Il centenario della nascita di Zucco era stato ricordato dall’associazione culturale “Le Muse” di Reggio Calabria (presieduta dal professore e critico d’arte Giuseppe Livoti) con il convegno Nel centenario della nascita: Nino Zucco, una vita per l’arte. E proprio oggi (ore 17), presso la Sala del consiglio comunale di Palmi, il figlio Antonello Zucco consegnerà ufficialmente al sindaco Giovanni Barone 18 opere del padre (taccuini, oggetti personali, acquarelli, grafiche, sculture), nell’ambito delle iniziative culturali organizzate dalla stessa associazione reggina per il 2012-2013.
A Sant’Eufemia, invece, non è mai stato fatto nulla. Mette tristezza constatare che il paese d’origine di una personalità così significativa nel panorama culturale nazionale non abbia pensato di perpetuarne il ricordo, anche soltanto conservandone i libri nella biblioteca comunale e affiggendo (almeno) una targa commemorativa in via Mistra, presso la fontana di Diambra o al Muraglio (Il Muraglio. Cronaca di ieri è il titolo del romanzo pubblicato nel 1983), i luoghi della memoria che hanno ispirato la produzione artistica di Zucco.

2 commenti:

Carmela ha detto...

Come dici tu: nessuno è profeta in patria.
Anch'io ho scoperto Nino Zucco non molti anni fa, grazie a Caterina Iero, che conserva in copia fotostatica alcune sue opere nel museo da lei curato, forse anche per Caterina vale l'incipit del mio commento, con il suo lavoro certosino sta veramente lasciando un'eredità preziosa per tutti noi, il nostro passato...
Ritornando a Nino Zucco, ricordo con quanta emozione ho letto Focu a Diambra e i racconti di Mistra. Il primo racconto che ho letto è stato in realtà quello dedicato a Piollu, perchè mia mamma, quando mi vestivo male mi diceva sempre: "Pari a Piollu", così quando ho ritrovato questo nome ho voluto conoscere tale personaggio. Non so quante lacrime vi ho versato, una storia struggente, che poi ho spesso letto ai miei alunni, soprattutto quando mi trovavo a trattare le novelle di Verga. Ma quante altre storie, quanti personaggi, e soprattutto quanto delle tradizioni, della vita semplice e umile della nostra gente, ognuno di noi dovrebbe sentirsi in dovere di leggere tali opere. Spero che il Comune faccia presto qualcosa in tal senso.
Grazie Dominik per quello che per ora stai facendo tu!

Domenico ha detto...

Noi possiamo lanciare delle idee, poi devono essere i nostri amministratori a prendere l'iniziativa... Oltretutto non costa niente una targhetta commemorativa!
In realtà, io sono dell'avviso che andrebbe rinnovata un po' la toponomastica cittadina, ma questo è un discorso che mi riservo di fare più in là, al momento opportuno :-)