Toccherà alla magistratura stabilire se i comportamenti del presidente del consiglio abbiano rilevanza penale e prefigurino i gravissimi reati contestati nelle trecento pagine dell’invito a comparire che gli è stato recapitato nei giorni scorsi: concussione e prostituzione minorile. I fatti, ormai noti, riguardano la famosa telefonata fatta dal premier alla questura di Milano per fare rilasciare Ruby “Rubacuori”, affidandola alla consigliera regionale lombarda Nicole Minetti (l’igienista dentale del premier diventata soubrette a “Colorado Café” e poi inserita nel listino bloccato della lista Formigoni) la quale, in realtà, appena fuori dal palazzo la consegnò ad una prostituta brasiliana. Sta però alle coscienze individuali – alla sua e a quelle di coloro che, silenziosi e accondiscendenti, gli stanno vicino – fare qualche considerazione obiettiva su uno stile di vita che, senza essere moralisti o bacchettoni, è quanto meno sconveniente per chi al cospetto del mondo rappresenta un’intera nazione. Senza girarci troppo intorno, ci troviamo di fronte ad un premier che, per usare il benevolo eufemismo del fido Ghedini, è un “utilizzatore finale” di escort. Il tentativo di spostare l’attenzione sulla violazione della privacy di Berlusconi, che ha ironizzato sul nuovo reato di “cena privata a casa del presidente del consiglio”, non fuga i sospetti sulle otto notti trascorse da Ruby ad Arcore e su tutto ciò che è emerso dalle indagini. Un giro di ragazze che vivono all’Olgettina, in appartamenti di proprietà di Berlusconi avuti in comodato d’uso gratuito (l’accusa sostiene in cambio di prestazioni sessuali), laddove aveva abitato la stessa Nicole Minetti prima della trafila che l’ha portata al Pirellone. Minetti che risulta indagata, con Emilio Fede e Lele Mora, per induzione e favoreggiamento della prostituzione (sarebbero stati loro a individuare, selezionare e mandare dal premier le ragazze), mentre Giuseppe Spinelli sarebbe l’uomo di fiducia che si occupava delle spese per il mantenimento delle ragazze a Milano Due. È ciò che aveva denunciato Veronica Lario, senza per questo essere querelata: un marito “malato”, circondato da personaggi che conoscendone le debolezze e i vizi organizzano tutto “a sostegno del divertimento dell’imperatore”. Uno spaccato desolante e stridente con quanto viene propagandato in vista delle possibili prossime elezioni. La foto apparsa sulla copertina di “Chi” pochi giorni prima che riesplodesse lo scandalo, volta a trasmettere l’immagine della famiglia perfetta, radunata per celebrare le festività natalizie, è marketing elettorale.
Il presidente dei senatori della Lega, Federico Bricolo, sostiene che “i cittadini non capiscono come mai l’attenzione sia rivolta a Berlusconi e non ai criminali”. Forse è sempre il vecchio discorso della moglie di Cesare, che deve essere al di sopra di ogni sospetto, essere morigerata e, soprattutto, apparire tale. Che l’abitazione di Berlusconi sia frequentata da escort dovrebbe provocare un moto di indignazione, non fare gridare al complotto. Com’è possibile che una ragazza come Ruby, sbandata e scappata da una comunità, sia finita ad Arcore? E come è possibile che una prostituta (la brasiliana che telefonò a Berlusconi per dirgli che Ruby era finita in questura) abbia il numero di telefono del presidente del consiglio?
Umanamente fa pena una persona anziana che trascorre con una escort la notte di San Valentino. Siamo di fronte ad un uomo solo, molto solo. Ma anche alla realizzazione del feroce avvertimento di Cetto La Qualunque: “ricordatevi che voi siete la fiction, io la realtà”.
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