Quel 27 gennaio, ovunque ci si voltasse, erano soltanto occhi gonfi. Quando in una piccola comunità viene a mancare una giovane vita, stringersi attorno alla famiglia è un gesto istintivo, un riflesso naturale. Un modo per fare e farsi forza, tutti assieme.
La morte di Adelina Luppino è stata un dolore troppo grande, che ognuno hai poi elaborato individualmente (ma anche collettivamente) nel tempo, pur continuando a portarlo dentro di sé, “come una pietra leggera” – direbbe il poeta. In tanti abbiamo seguito, più o meno da vicino, la sua personale via crucis, accompagnandola stazione dopo stazione, e trovando – noi – nelle sue parole, nella sua testimonianza di vita e di fede, il conforto per quel vuoto che immaginavamo avrebbe lasciato.
Come in un flashback: il freddo sferzante, una lama che tagliava visi solcati da lacrime. Una ragazza minuta che tremava, quasi saltellava, nel tentativo inutile di soffocare il pianto. Una folla immensa. Muta. Attonita. Un silenzio che metteva i brividi, interrotto soltanto dai singhiozzi. “Su ali d’aquila”. Il dolore e la dignità di una mamma che forse ancora oggi non riesce ad accettare la crudeltà di un destino che l’ha fatta sopravvivere alla figlia.
Una scia di luce è il titolo del libro che la sorella Antonietta ha curato, raccogliendo lettere, pensieri e poesie di Adelina. Una scia di luce è quel che ci rimane di lei, scintillante. Come nell’estate scorsa, quando grazie al “suo” contributo l’Agape è riuscita a portare a Lourdes un gruppo di disabili.
Per ricordare Adelina, gli amici dell’Agape si sono dati appuntamento alle 12.00 di venerdì 27 per recarsi al cimitero. Nella chiesa di Sant’Eufemia, alle 18.00, sarà celebrata una Santa Messa in suo ricordo, mentre a partire dalle 20.00 ci si ritroverà presso la sede per cenare e trascorrere la serata insieme.
martedì 24 gennaio 2012
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10 commenti:
...Per un motivo o un altro, quando raramente uscivo col gruppo, finivo sempre in auto con Adelina:
"Mario dai, vieni con me che c'e' posto dietro" - Adelina mi diceva casualmente. Sotto sotto, avevamo un rituale tutto nostro, maturato negli anni.
L'ultima volta si ando' per una pizza a Gambarie. Era buio, c'era nebbia.
Silenzio e poi i POOH: ascolatava sempre loro. Era per questo che andavo con lei, mi riportava indietro negli anni.
Associo i POOH ad Adelina, a una notte nella nebbia, cantando a squarciagola "Tanta voglia di lei"
Mario
Ricevetti un sms nel cuore della notte... saltai dal letto sapendo gia quale ne era il contenuto.
"Adele non c'è più" lessi.
Ricordo ancora quella sensazione di gelo (che purtoppo riprovai nemmeno un mese dopo e poi un'altra volta ancora...)...
Gli anni sono passati velocemente, il dolore si è trasformato in una profonda tristezza, ma sono sempre più convinta che lei C'E'! è sempre presente, il suo allegro ricordo non muore mai... purtroppo poche volte mi ricordo di pregare per lei ma sono sicura che io e tutti noi siamo sempre nelle sue di preghiere.
adele è il dolce ricordo di una ragazza abituata a far fronte alla vita nei suoi momenti belli ma soprattutto in quelli brutta. Ragazza che non conosceva e non riusciva a dire no a tuutto ciò che le veniva proposto..e non ha detto neppure no a quella croce che per noi è stata dura, cruda atroce e che ci ha lasciati senza fiato senza forza...mentre lei su ali d'aquila si innalzava sopra i nostri sguardi che non capivamo, come in una sorta di ascenzione verso l'Alto e riprendersi quel posto preparato e pensato per lei. ci manca...mi manca...manca il suo coraggio..la sua disinvoltura la sua caparbietà ....lasciate a noi che l'abbiamo amata.
Caro Dominik, spesso leggendo i tuoi scritti mi è venuta voglia di commentare, ma poi finivo sempre per distrarmi con altro e mi limitavo ad esternarti di persona il mio pensiero. Ma stavolta non voglio perdere l'occasione di lasciare una traccia della grande stima e del sincero affetto che provavo e provo ancora per Adelina.
Penso sinceramente che sia stata una fortuna ed un grande privilegio averla conosciuta ed aver condiviso con lei momenti di spensieratezza, di allegria, di tristezza e di dolore. Porterò sempre con me il ricordo della disarmante serenità che mi ha manifestato nel nostro ultimo incontro, malgrado il calvario che da lunghi mesi stava vivendo e la certezza di quale sarebbe stato l'epilogo: è stata tra le più grandi lezioni di vita che abbia mai ricevuto. Conservo i suoi sms al pari di come si farebbe per le epistole di un grande eroe, perchè tale lei è per me. Ricordo sempre con nostalgia le nostre lunghe chiacchierate su s.Eufemia, sulla parrocchia, sul mio lavoro, sulle sue nipoti e su tutto quello che capitava; il suo sorriso autentico, la sua sincera cordialità, la grinta e la determinazione che trasparivano in tutto ciò che faceva e diceva, sono alcune delle qualità che Adelina aveva e, ricordando le quali, spesso, in questi 5 anni, ci siamo emozionati con Beatrice.
Di quel 27 Gennaio 2007 poi ricordo tutto e con esattezza: il freddo, il silenzio, sua mamma, le sue sorelle, Angela e Francesca, Alessandro e gli altri amici di Fiuggi, la banda, quello straziante "ultimo viaggio" e il grande vuoto provato al rientro a casa dopo averla salutata al cimitero. Ma, così come mi sono imposto da subito, non è questo il ricordo a cui voglio associare Adelina bensì a tutti i momenti spensierati ed allegri che ho avuto il piacere e la fortuna di condividere con lei.
Caro Domenic,
ti ringrazio per l’occasione che dai ai tuoi amici di riflettere e di aprire il cuore.
Sono passati 5 anni ed il ricordo di Lele è così vivo che è come se il tempo si fosse fermato.
Non credo di aver mai provato un dolore più grande, ricordo le mie gambe crollare sotto il peso del mio urlo quando il suo corpo ha lasciato casa di nonna, Francesco e Luciano mi tenevano su come una bambola. Ma lei non era là, lei era dentro ognuno di noi e ci dava la forza di sostenerci l’un l’altro. Lei è sempre stata vicino ai suoi cari ed ai suoi amici per condividere gioie, dolori, esami, prove, risate... Lei è sempre stata “per gli altri”, è stata guida per noi che siamo cresciute insieme, ascolto, consigli, canzoni, preghiera. Lele è Amore.
Lele era la zia, l'amica, la persona adulta nella quale cercare il confronto su temi "importanti" o che lo sembravano.
Il ricordo più nitido purtroppo è quello del 4 giugno 2006 quando, già affaticata e stanca si alzava e si sedeva a fatica nella messa del battesimo del mio Matteo e poi la prima malattia di Matteo mi tenne lontana dalla sua bara il giorno del suo funerale. il ricordo più bello è nel corridoio dell'Illirico con quella divisa che portava impeccabile, bianca, stirata....mentre io, la sciattona di sempre, mi chiedevo perchè dovessimo fare quella pagliacciata di bianco, lei si sistemava la crocetta al centro del velo!
che dire...amica, guida negli studi, punto di riferimento e maestra nel primo lavoro, consigliera saggia e disposta all'ascolto... sei ancora con noi
vi ringrazio per queste parole perchè mi aiutano a capire che, anche se sono passati 5 anni, i ricordi, quelli belli e quelli meno, sono ancora vivi nella testa e nel cuore...
il viaggio verso la Calabria per l'ultima chiacchierata, i messaggi pieni di speranza, il messaggio quella notte e l'ultimo viaggio verso Sant'Eufemia, il freddo e il silenzio dentro la Chiesa stracolma, il dolore composto, la testimonianza di fede incondizionata... ognuno di noi custodisce gelosamente i propri ricordi e condividerli è forse un modo per continuare a sentirla viva, un pò come se 'Una scia di luce' non finisse alla sua ultima pagina...
Grazie!
Michela
Il tempo passa ma il suo ricordo rimane vivo..non c'è giorno che non pensi a lei, alle sue parole, ai suoi sorrisi..è stata per me un'amica , la sorella che non ho mai avuto..pensando a lei la parola che mi viene in mente è IMMENSO..immenso come la sua fede, la sua voglia di ridere, scherzare, cantare, immenso come l'amore che ha saputo donare a chi ha avuto la fortuna di conoscerla.. mi manca tutto di lei ma so che è qui con me, so che non ha mai smesso, e mai smetterà, di starmi accanto..so che anche se non fisicamente lei c'è..
Vorrei cogliere l’occasione del ricordo di Adelina (come tanti altri la chiamavo così) per esprimere un mio pensiero. In realtà di lei potrei dire ben poco, a parte qualche banalità, non avendo mai frequentato la stessa cerchia di amici ed essendo comunque mancato dal paese per molto tempo. È più uno spunto per rivolgere una domanda: quando si "scopre" la morte?
Da bambini venivamo portati al cimitero nel giorno dei morti. Camminavamo dietro ai genitori in religioso silenzio, un silenzio che non potevamo riuscire a penetrare fino in fondo. Eravamo troppo piccoli per intendere le urla soffocate da quelle lapidi; oltretutto, il fatto che fossimo nati e per qualche anno cresciuti in Australia non ci aiutava, anzi: come riuscire a provare una pur vaga emozione davanti alla foto sbiadita di un "estraneo"? Perché, per noi, tali erano.
Ricordo che per far passare il tempo sbirciavamo le lapidi alla ricerca di quella con l’età raggiunta maggiore, o con la data di nascita più lontana nel tempo. Ce n’erano alcune risalenti agli anni settanta dell’Ottocento. Poi, suppongo grazie anche alla “disattenzione” dei nostri sindaci, l’endemico scempio edilizio colpì anche il cimitero, facendolo diventare l’oscena accozzaglia di loculi che abbiamo ora sotto gli occhi. Perché, fermo restando l’esigenza di realizzare nuovi posti, un minimo di criterio e di senso estetico non guasterebbe… ma chiudo qui questa piccola divagazione.
Ognuno di noi, ad un certo punto, ha dovuto affrontare la scomparsa di una persona (non necessariamente un parente), una perdita che ci ha introdotti alla "consapevolezza". Non è mia intenzione dire quale sia stata nel mio caso, in fondo non è rilevante. Il punto è che i dubbi, le congetture che fino ad allora mi ronzavano in testa hanno preso posto e ordine.
Senza scomodare Foscolo e i suoi "Sepolcri", è ovvio che il cimitero più affollato è quello della memoria. Parlando di una delle più terrificanti carneficine della storia (la Grande Guerra) Ungaretti ci ha lasciato in eredità il pensiero più diretto, più semplice, più nudo: “Ma nel mio cuore nessuna croce manca: è il mio cuore il paese più straziato.”
Oggi, prossimo quarantenne, preferisco andare al cimitero “in incognito”, da solo. Saluto gli ormai tanti amici con un sorriso, con un pensiero, con nostalgia. Con quello sbuffo leggero che scappa e che non si sa bene definire, un misto tra il piacere pacato dei ricordi e l’amara certezza che non se ne produrranno di nuovi. Perché la morte, si sia credenti o meno, sarà sempre troppo più grande del nostro cuore, sempre troppo fuori portata del nostro cervello.
Luis
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