Ora sappiamo quanto vale la vita di un precario. Neanche duemila euro. Per la precisione, 1936,80. È il risarcimento assegnato dall’Inail alla madre di Matteo Armellini, l’operaio trentunenne morto a Reggio Calabria, lo scorso 5 marzo, schiacciato dal palco in allestimento per il concerto di Laura Pausini.
A determinare l’ammontare della vergognosa cifra, la bassa retribuzione di Matteo, lavoratore privo di alcuna tutela (men che meno della copertura assicurativa), senza precisi orari di lavoro (a volte, turni di sedici ore) e senza uno stipendio regolare. Destino comune a tanti giovani, laureati (in storia, Matteo) e non, costretti ad accettare condizioni da schiavi pur di sbarcare il lunario. O ti mangi questa minestra…
Sarebbe da sporchi comunisti pretendere che vite del genere valgano quanto quella di alti dirigenti e politici, che percepiscono stipendi di centinaia di migliaia di euro e per i quali (o almeno per i loro familiari) anche la morte diventa un affare, ma qua siamo di fronte all’insulto, all’inaccettabile offesa della dignità umana. Dignità che si stupra anche definendo l’obolo elargito “risarcimento per infortunio e malattia professionale”, mentre – sostiene la madre, che ha sporto denuncia e pretende giustizia – “Matteo non aveva ancora cominciato a lavorare”.
Mi rifiuto, mi rifiuterò sempre di accettare che il valore delle persone lo stabiliscano il mercato e gli stipendi loro assegnati o che esistano persone più uguali di altre: l’esiguità della somma liquidata dipende, infatti, anche dalla circostanza che Matteo non aveva moglie, né figli.
Piero Sansonetti, dalle colonne di “Calabria Ora”, ha lanciato una proposta, chiedendo a Laura Pausini, attualmente impegnata nella preparazione di un concerto con Pino Daniele, di sospendere tutto “finché l’Inail non chiederà scusa e non moltiplicherà per mille il risarcimento a Matteo”.
Io credo che la cantante romagnola possa fare di più e più in fretta. Conosciamo i tempi biblici della giustizia italiana e conosciamo anche le doti umane di un’artista spesso promotrice di importanti iniziative di solidarietà. Sarebbe bello se, autonomamente, Laura Pausini decidesse di tenere un concerto in memoria di Matteo per devolvere alla madre l’incasso dello spettacolo.
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4 commenti:
Matteo il punto non è, a mio avviso, di stabilire di chi è la colpa , di cosa poteva e può fare la Pausini, il punto è, come ben evidenziato da Domenik, che la vita di un ragazzo di 30 anni non può e non deve valere € 1.936,80. E’ a dir poco aberrante attribuire alla vita di un lavoratore un valore direttamente proporzionale a quello dello stipendio che percepisce che, nella stragrande maggioranza dei casi, è, peraltro, inversamente proporzionale all’età anagrafica dello stesso. La vita umana non ha prezzo e se proprio un valore economico gli si deve attribuire, come in questo tragico caso, non si possono fare discriminazioni basate sulle tutele offerte da questo o quel tipo di contratto di lavoro ma, almeno davanti a queste tragedie, il principio di uguaglianza , colonna portante di ogni società civile, dovrebbe prevalere.
Francesco
Non mi sembra di avere scritto da nessuna parte che Laura Pausini abbia delle colpe, né "sono andato contro" di lei. Anzi, ho detto che è un artista sensibile e per questo auspico un suo intervento diretto.
bisognerebbe anche fare qualche cosa per dire che qualuche lavoro si faccia bisogna essere tutelati, il lavoro precario non viole dare precarietà delle struttere e delle tutele
L'idea della Pausini con un concerto benefico sarebbe meravigliosa, ma la cosa veramente dura è la quantificazione miserabile di una morte!
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