Al termine di una telenovela estenuante e a dire il vero anche stucchevole, finalmente domenica 5 ottobre si terranno le primarie per scegliere il candidato del centrosinistra alla presidenza della giunta della Regione Calabria. Non era scontato che finisse così: chiunque segua con un minimo di attenzione le vicende politiche del partito democratico calabrese ha potuto verificare gli innumerevoli tentativi messi in campo più o meno strumentalmente per impedire il rispetto dello statuto del partito, che all’articolo 18 prevede lo svolgimento delle primarie per le cariche monocratiche istituzionali. Mesi a gettare sul tavolo il papa nero, quello bianco e l’altro arancione; chilometri su chilometri macinati tra via delle Nazioni a Lamezia e via del Nazareno a Roma, per trovare una quadra che semplicemente non c’era, come poi s’è visto. Non si è capito molto, purtroppo scontiamo un atavico deficit di chiarezza, ma tra quel poco c’è di sicuro l’ostilità pervicace di alcune frange del partito (segretario regionale in testa) nei confronti della legittima aspirazione del presidente della provincia di Cosenza Mario Oliverio, in campo già dalla primavera scorsa e con le carte abbondantemente in regola: ben 153, su 300, sono stati infatti i delegati regionali firmatari della sua candidatura.
Tra i candidati in lizza, considero Oliverio il più idoneo a guidare una regione complessa come la Calabria, principalmente perché dotato di un cursus honorum adeguato e del riconoscimento della bontà del suo impegno nelle istituzioni, come certifica l’apprezzamento unanime del lavoro svolto, da ultimo, a capo della Provincia di Cosenza. Esperienza che servirà molto più degli slogan, considerato che – finito il tempo della propaganda – poi bisognerà amministrare. Oliverio ha dimostrato di sapere governare: a questo si deve guardare quando si andrà a votare, non certo alla carta d’identità che di per sé può anche non significare niente. Il cambiamento vero va perseguito sul campo, nella guida di un ente che fa acqua da tutte le parti e che ha l’assoluta necessità di recuperare in credibilità. Altrimenti il cambiamento rischia di rivelarsi una bandiera sventolata in campagna elettorale e subito dopo riposta nel cassetto dei buoni propositi. La ragione per cui scelgo Oliverio, in definitiva, risiede nella sua affidabilità amministrativa.
Di Gianluca Callipo non mi convince la trita riproposizione dell’armamentario propagandistico renziano, lo scimmiottamento su scala locale del modus operandi del presidente del consiglio, il generico e ostentato richiamo al “cambiamento”. Indispensabile come l’aria, certo. Ma a partire dal rapporto con gli elettori, se non si vuole che rimanga parola vuota. Cambiamento significa, ad esempio, mettere chiarezza su “chi sta con chi” e porre fine ad atteggiamenti ambigui. Il trasversalismo della campagna per le primarie di Callipo, da questo punto di vista, è davvero imbarazzante. E prima o poi occorrerà aprire una discussione sull’opportunità di primarie condizionate dal voto di non iscritti ai partiti del centrosinistra. Personalmente, non mi rassegno all’idea che le “nostre” primarie possano essere inquinate dal voto di settori del centrodestra, oggi disorientati dal fallimento di quello schieramento e alla ricerca disperata di una nuova verginità politica. Transumanze dettate dall’opportunismo e che niente hanno a che fare con le ragioni ideali della politica. Votare Oliverio vuol dire anche sbarrare la strada al trasformismo dei gruppi di potere cresciuti a pane e inciuci.
* A Sant’Eufemia d’Aspromonte il seggio sarà allestito all’interno del Palazzo municipale, domenica 5 ottobre dalle 8:00 alle 21:00.
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