Prima o poi doveva accadere, perché anche l’elastico più resistente non può sfidare le leggi della fisica e alla fine si spezza. Più o meno è successo questo all’interno dell’amministrazione comunale di Sant’Eufemia. Dispiace perché la mia personale opinione è che si sia persa una buona occasione per tentare davvero di scrivere “un’altra storia”, come recitava lo slogan elettorale della lista “Leali al Paese” che nel maggio del 2012 portò alla guida del Comune Mimmo Creazzo.
Dalle cronache dei giornali abbiamo appreso i termini della questione, sulla quale non intendo in questo momento pronunciarmi anche se qualche passaggio interessa l’azione politica del Partito Democratico, del quale sono segretario e la cui costituzione, nel novembre 2013, non era di certo finalizzata a mettere il bastone tra le ruote a un’amministrazione che molti di noi avevano contribuito ad eleggere, quando ancora non esistevamo come gruppo politico organizzato.
Occorre invece sottolineare le conseguenze politiche che comporta la rinuncia alla carica di assessore espressa dai primi due eletti, Pasquale Napoli (216 voti) e Carmelo Pirrotta (183). Un totale di 399 voti su 1.255 complessivi della lista, ben oltre i 99 registrati tra i vincitori delle elezioni comunali e lo schieramento classificatosi secondo con candidato a sindaco Gianni Fedele.
Sul piano numerico, è evidente, la maggioranza non c’è più. Perché il sindaco non ha più la legittimazione del voto popolare. Senza entrare, ripeto, nel merito della questione e nell’ascolto delle diverse campane, il dato politico e inconfutabile è questo. E a nulla può servire la sicumera del sindaco Creazzo, che sul quotidiano “Il Garantista” di oggi tranquillizza i cittadini eufemiesi sostenendo che “i numeri per governare ci sono”.
Mi permetto di obiettare che i numeri non ci sono affatto. Il nostro consiglio comunale, complice una legge sciagurata – poi fortunatamente abrogata – è composto da otto membri, sette consiglieri (cinque di maggioranza e due di opposizione) più il sindaco: al prossimo rinnovo – vivaddio – i componenti saranno dodici più il sindaco.
Facendo di conto con le mani, otto diviso due fa quattro. Ci sono quindi i numeri per fare svolgere il consiglio comunale (è sufficiente la metà dei consiglieri), ma non quelli per approvare i punti all’ordine del giorno, per cui necessita la metà più uno dei consiglieri: cinque, se essi saranno di volta in volta tutti presenti. Certo, nel caso di assenze “strategiche”, anche con quattro voti a favore – quelli che sulla carta gli sono al momento rimasti – Creazzo non avrà problemi. Ma in quel caso, o nell’eventualità di un soccorso diretto proveniente dai banchi della minoranza, ci troveremmo di fronte a un quadro politico molto distante da quello deciso dagli eufemiesi quasi tre anni fa.
Anche sotto il profilo della democrazia, l’attuale situazione suscita qualche perplessità. Sempre sul “Garantista” il sindaco informa infatti che sta già facendo giunta con l’attuale vicesindaco. In due: un po’ pochi, francamente, per decidere le sorti di una comunità di oltre 4.000 abitanti.
La situazione è questa, per niente incoraggiante. Il sindaco si trova a un bivio: vivacchiare per altri due anni, magari confidando sull’aiuto della minoranza nei passaggi delicati che senz’altro si presenteranno; oppure prendere atto che è fallito il progetto politico per il quale i cittadini gli avevano espresso fiducia e trarne le conseguenze, dimettendosi e ridando la parola agli elettori.
Il cerino è nelle sue mani.
giovedì 19 febbraio 2015
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