Non sono tra quelli che stanno facendo il trenino per la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore della Repubblica. E non perché il leader della rinata Forza Italia mi ispiri alcuna simpatia. In quasi quattro anni di blog, non ho mai perso occasione per manifestare la mia avversione politica, oltre che la condanna etica del berlusconismo, il virus che ha infestato la società italiana nell’ultimo ventennio.
Non esulto perché le macerie sono evidenti ovunque e occorreranno parecchio olio di gomito e pazienza infinita per ricostruire il tessuto morale di questo Paese.
Non esulto perché la contrapposizione tra tifoserie ci ha portato al lutto esibito da rappresentanti delle istituzioni privi di alcun pudore. Come se il Senato fosse stato chiamato a giudicare sulla colpevolezza o sull’innocenza di Berlusconi, un pregiudicato condannato in via definitiva, e non ad applicare una legge, la Monti-Severino, che gli stessi parlamentari forzisti avevano sollecitato e approvato. Feroce contrappasso per chi ha utilizzato il potere per sfornare leggi ad personam senza ritegno, certo. Ma tant’è: la legge, questa volta, è stata uguale per tutti.
Non esulto perché stamattina, da Londra, Mario mi ha inviato un articolo apparso su “Metro”, giornale che viene distribuito gratuitamente su metropolitana, tram e bus, dal titolo eloquente: “Nonostante l’espulsione dal Senato Silvio continua a lottare, senza vergogna”. Nel solco di ciò che prima delle elezioni del 2001 l’Economist sparò in copertina: “Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy”.
Non esulto perché in qualsiasi parte del mondo un Berlusconi sarebbe stato incandidabile sin dal 1994 e perché la sinistra non ha mai fatto nulla di concreto per risolvere il nodo del conflitto d’interessi, pur avendone avuta la possibilità già nel 1996. Anche se, in effetti, ci sarebbe finalmente da rallegrarsi, considerato che in questi due decenni Berlusconi, prima ancora che avversario politico, è stato il formidabile alibi di una sinistra spesso inconcludente, a volte complice (più o meno volontaria), di certo deludente.
Non esulto perché il mio pensiero va anche agli amici che hanno creduto sinceramente alla “rivoluzione liberale” promessa da Berlusconi nel 1994, a chi ha compromesso relazioni personali nell’assurda guerra tra il bene e il male che ci hanno fatto combattere, per poi ritrovarci, tutti, con le pezze al culo. Più poveri e più sfiduciati.
Non esulto perché ripenso alla profezia di Indro Montanelli: “Tutto finirà male, malissimo, nella vergogna e nella corruzione. E sarà stato inutile avere ragione”.
E quindi, rimbocchiamoci tutti le maniche e ripartiamo. Senza più giustificazioni, né capri espiatori. Da qui. Dal disastro di questi venti anni.
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2 commenti:
Ancora non ho smesso di bere champagne e credo andrò avanti un pò nella speranza che arrivino anche i gendarmi a portarselo via per sempre.Se riuscissimo a fare lo stesso con il circo Barnum che lo ha accompagnato per anni e con il PD in blocco, sarebbe festa senza fine e questo paese resusciterebbe.Per quelli che le maniche se le sono sempre rimboccate, un momento di festa è gradito.
Blackswan, prima o poi dovremmo incontrarci personalmente! Sono però convinto che anche chi le maniche se le è sempre rimboccate abbia la sua parte di colpa. I cambiamenti dovrebbero (devono) partire dal basso, ma l'albero è marcio dalle radici. Ammettiamolo, chi più chi meno siamo tutti in qualche modo collusi. Anche i duri e puri. Da vittime, certo, ma lo siamo. Ammettiamolo e forse cambierà finalmente qualcosa, altrimenti avverrà solo un turn-over con un altro Homo sapiens berlusconensis. Involuzione. Darwin si darebbe fuoco alla barba. Luis.
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