A dicembre 2020 ho aperto un nuovo blog, sul quale ho anche trasferito tutti i post qui pubblicati. Chi volesse, può continuare a seguirmi all'indirizzo Blog - Messaggi nella bottiglia
venerdì 30 aprile 2021
mercoledì 25 novembre 2020
Splendi, Diego
Scrivo di te di notte, l’ora del dialogo con le stelle. L’ora dei sogni. L’ora dell’amore. Perché sei stella, sogno e amore. Sei “Pibe de oro” e “mano dei Dios”, sei “Isso”: il liberatore dei popoli oppressi, il riscatto degli scugnizzi, il bambino che grida che il re è nudo mentre attorno il sistema volge lo sguardo da un’altra parte. Per paura o per debolezza. Due sentimenti che non ti appartengono, che non possono appartenere a chi ha respirato la polvere di Villa Fiorito.
domenica 22 novembre 2020
Il volontariato al tempo del Covid
Tutto è nato per caso, sulla chat Whatsapp dei volontari dell’Agape. Ci siamo detti: «Perché non facciamo una videochiamata collettiva, una sorta di riunione dell’associazione “da remoto”? Giusto per vedersi, per come è possibile con l’emergenza sanitaria che ha cambiato molte nostre abitudini, anche le modalità dello stare insieme.
Dal piacere di ritrovarsi al lancio dell’idea è stato un attimo: «Perché non utilizzare le potenzialità della tecnologia per continuare le nostre attività?». E così, in questo fine settimana, siamo ripartiti. Non possiamo fare molto, ma fare qualcosa può essere davvero tanto per chi, in fondo, ha principalmente bisogno di compagnia e di calore. Alcuni di noi hanno partecipato ad una videochiamata con gli anziani della RSA “Mons. Prof. Antonino Messina”, grazie alla disponibilità della direttrice Rossana Panarello e, in questo primo collegamento, di Michela Carbone che ha fatto da tramite tra i volontari e gli anziani: qualche scambio di battute, domande, sorrisi. Un’esperienza ripetuta oggi con una tra i ragazzi speciali che in estate partecipano alla colonia estiva e che a turno coinvolgerà anche gli altri. Anche in questo caso, molta sorpresa e tanta gioia sul display a mosaico.
Non bisogna arrendersi, neanche al lockdown. Per questo siamo decisi ad “esserci” nella nostra comunità, come ci siamo dal 1991: il prossimo, sarà l’anno del trentennale e va festeggiato! A dicembre non potremo mettere in campo le consuete iniziative del “Natale di solidarietà”, ma nel nostro piccolo cercheremo di stare vicino a chi non desidera altro che una carezza, seppure virtuale. Piccoli gesti, sulla scia delle parole di Teresa Sarti, cofondatrice di Emergency, che spiegano il senso delle attività di volontariato: «Se ciascuno di noi facesse il suo pezzettino, ci troveremmo in un mondo più bello senza neanche accorgercene».
venerdì 20 novembre 2020
A futura memoria
Il 20 novembre 1989 moriva Leonardo Sciascia: scrittore ed intellettuale eretico, illuminista e cultore dell’arte del dubbio, protagonista di battaglie civili ancora attuali. Un oracolo inascoltato, che spesso dovette scontare la solitudine: «Mi sembra di aggirarmi nella realtà italiana, non come un veggente, ma come un fantasma». Sciascia professò la religione della ricerca della verità, della difesa del diritto, delle regole, della Costituzione. Gesualdo Bufalino, del quale il 15 novembre è ricorso il centenario della nascita, definì l’opera di Sciascia “un unico grande libro sulla giustizia” e appare oggi come un testamento la citazione dello scrittore e drammaturgo svizzero Friedrich Dürrenmatt, posta da Sciascia in epigrafe al suo ultimo romanzo “Una storia semplice”: «Ancora una volta voglio scandagliare scrupolosamente le possibilità che forse ancora restano alla giustizia».
martedì 17 novembre 2020
Ho scelto la vita
“Ho
scelto la vita” è il titolo dell’ultima testimonianza pubblica sulla Shoah
della senatrice Liliana Segre, condivisa il 9 ottobre 2020 nel borgo di Rondine
(Arezzo). Una scelta che le consentì di sopravvivere all’orrore di Auschwitz e di trasformare la marcia della morte in
marcia della vita: camminando “una gamba davanti all’altra, con i piedi
piagati, mentre chi cadeva veniva finito con una fucilata in testa”; brucando nei
letamai alla ricerca di qualcosa da mangiare; cibandosi con la carne cruda di
un cavallo morto, strappata con le unghie e con i denti; succhiando foglie.
Come
fu possibile tutto questo? Liliana Segre lo spiega con una sola parola:
indifferenza. Dodici lettere che lei stessa ha fatto incidere a caratteri
cubitali all’ingresso del Memoriale della Shoah di Milano, realizzato nel
binario 21 della Stazione Centrale, da dove partivano i carri bestiame pieni di
ebrei destinati ai campi di concentramento: «Se pensi che una cosa non ti
riguardi e ti volti dall’altra parte, è lì che inizia l’orrore».
Furono
in tanti, in Italia, a girarsi dall’altra parte. Ed è comodo, per la coscienza
collettiva della nazione, attribuirne la responsabilità in via esclusiva al
fascismo e non, piuttosto, ad un humus culturale razzista, presente nella
società italiana e capace di produrre frutti velenosi ancora oggi. Il “Manifesto
degli scienziati razzisti”, la “Dichiarazione sulla razza” del Gran consiglio
del fascismo (“È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti”),
l’esclusione
degli ebrei dalle scuole pubbliche e dallo svolgimento di determinate
professioni (pubblica amministrazione, banche, assicurazioni, notariato,
giornalismo), la negazione dei diritti politici e civili, il divieto di
matrimonio tra cittadini italiani di razza diversa furono atti e provvedimenti
che ebbero largo consenso, così come lo stesso regime fascista fino al 10
giugno 1940. Erano italiani coloro che segnalavano alle autorità, per pochi
soldi, il vicino di casa ebreo. Non dimentichiamolo.
«La
memoria – scrive Ferruccio De Bortoli nella prefazione al libro – è un vaccino
prezioso. Ci aiuta a combattere con intelligenza e moderazione i miasmi del
totalitarismo che una società conserva, nonostante tutto, nel suo inconscio,
nel retrobottega della sua storia collettiva, familiare, personale».
Auschwitz
– scrisse Primo Levi – è “la mancanza di parole per esprimere questa offesa, la
demolizione di un uomo”. Ed è il ricordo di Liliana, ragazzina tredicenne alla
quale viene semplicemente detto di dimenticare il proprio nome, perché da quel
momento sarebbe stata soltanto un numerino tatuato sul braccio. Nell’istante in
cui si diventa una cifra riportata sopra un registro dell’ufficio matricola inizia,
sempre, l’opera sistematica di annullamento della dignità dell’uomo.
Per
Liliana Segre, scegliere la vita significò allora «sognare di essere fuori di
lì, il rumore di un bambino che gioca, un gattino, un prato verde, una
qualsiasi cosa bella». Scegliere la vita, oggi, significa fare opera di memoria
ed assumere collettivamente la funzione delle pietre d’inciampo che in molte
città europee ricordano le vittime del nazismo.
domenica 15 novembre 2020
Giornata mondiale dei poveri
lunedì 2 novembre 2020
2 novembre 2020
giovedì 29 ottobre 2020
Parole
Parole come in un sogno ora vivace ora dai
contorni sfumati, dimenticate all’alba, quando si rintanano nella cuccia
onirica dei fantasmi della mente.
Parole da appuntare sul bloc notes del
comodino sforzando la vista, disegnando nel buio il gancio al quale rimanere sospesi
per non precipitare nel gorgo.
Parole di un matto, intrappolate nel cuore.
Parole dure come il silenzio, come le urla.
Parole altre, osservate dal molo mentre
scivolano nella tasca dell’orizzonte, come le stagioni.
Parole come sirene che violentano la notte.
Parole a tutta pagina, definitive come
fede incrollabile.
Parole impastate dalla frana che va a
valle.
Parole conficcate come chiodi sulla bara.
Parole da tenere in tasca per farsi
compagnia.
Parole come la carezza di un’eco lontana.
Parole incastonate negli occhi.
Parole come unguento per medicare l’anima.
Parole come un diritto per il quale vivere
e morire.
Parole come una liberazione.
Parole da affidare al vento, come il bacio
di Pablo Neruda.